La grafia della lingua resiana

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L'idioma resiano è stato tramandato oralmente fino alla fine del 1700, secolo in cui il pievano locale regalò al conte polacco Jan Potocki un manoscritto della parlata resiana intitolato “Cratca dottrina cristiansca” e successivamente nel 1797 il sacerdote Francesco Domenico Micelli di Gniva donò allo studioso J. Baudouin de Courtenay il manuale di dottrina cristiana “Libri od luzi nebesche”. Da quel periodo iniziarono studi e raccolte di vario materiale scritto per lo più da insigni studiosi che cercarono di riprodurre fedelmente i suoni dell'alfabeto resiano.

Nell'anno 1977, quando il coro monte Canin decise di inserire nel proprio repertorio anche le canzoni resiani si pose il problema di come trascrivere i canti e quale grafia usare. I testi in circolazione e recuperati fino in quel momento si rifacevano alla raccolta della musicologa Ella von Schultz Adajewski riveduti dallo studioso De Courtenay e pubblicati da Arturo Longhino Archetou. In quel periodo a Resia iniziava un nuovo fermento culturale letterario investendo finalmente anche una parte della popolazione. Il congresso internazionale tenutosi a Prato di Resia, organizzato dalla Columbia University di New Jork in occasione del 50° anniversario della morte di Jan Baudoujn de Courtenay, contribuì in maniera sostanziale a risvegliare le coscienze per troppo tempo sopite. Durante quel seminario i maggiori slavisti mondiali si dettero appuntamento per affrontare le problematiche dell’ortografia della parlata resiana. Numerosi furono gli interventi, molti i tentativi per creare una forma ortografica ed un alfabeto comune. Ricordo le proposte del prof. Eric P. Hamp dell’Università di Chicago, del prof. Milko Maticetow dell’Università di Lubiana, del prof. G.B. Pellegrini e dei cultori resiani Arturo Longhino Arkëtöu, del maestro Giovanni Clemente Tomažeć e di Aldo Madotto Ćakarynöu. Al termine della tre giorni non solo non erano state stabilite le linee guida per una grafia comune, ma era stata creata ulteriore confusione. Un ulteriore tentativo, con esito negativo, venne perseguito l'anno successivo. Se i due seminari non riuscirono a stabilire una linea comune favorirono, in ogni modo, una presa di coscienza in alcuni resiani che da quel momento capirono l'importanza di affidare alla carta la trasmissione della loro parlata. Durante i due convegni citati, alcuni studiosi avevano proposto la scrittura slovena, altri suggerirono di coniare una nuova forma di ortografia, in tutti però si rafforzò la consapevolezza che l'alfabeto sloveno era insufficiente per riprodurre tutti i suoni resiani. Quando i responsabili del coro, che all'inizio degli anni ottanta avevano già inserito nel repertorio almeno otto canti resiani, si trovarono di fronte alla necessità di dover scrivere i testi e i titoli da inviare alle manifestazioni in cui erano stati invitati, il problema della scrittura si fece urgente e difficoltoso perché bisognava rendere immediatamente leggibile il testo. Infatti, per riprodurre tutte le sfumature fonetiche di una parola, necessitano, fedeltà e precisione, semplicità per i resiani che la devono usare, chiarezza ed immediatezza e ricerca della praticità e, pertanto, segni che quotidianamente trovano corrispondenza nella grafia italiana e favoriscono un'agevole lettura meccanica.

Il problema maggiore era ed è costituito dall’uso della lettera “c” per riprodurre il suono “z”.

La maggioranza della popolazione resiana non condivide l’imposizione dell’uso di quella lettera e la controprova è rappresentata dalle animate discussioni e dalle correzioni manuali apportate ai cartelli toponomastici bilingui di recente adozione. Partendo, quindi, dall’assunto che la scrittura della lettera z dovesse corrispondere al suono conosciuto attualmente e storicamente dai resiani, forte dei suggerimenti scaturiti dagli atti conclusivi del convegno del 21 agosto 1980 e attingendo alle proposte di Arturo Longhino, di Rino Chinese, di Aldo Madotto, Antonio Longhino e del prof. Hamp, il sottoscritto ha pensato di costruire un alfabeto che da quel momento è diventato l’ortografia ufficiale per gli atti scritti del coro monte Canin. Posto il primo paletto, le scelte successive per riprodurre le tre “s” alveolare sorda, sonora e la palatale sorda, furono consequenziali. Utilizzai l'alfabeto croato per risolvere il problema dei suoni “ć” e “ģ”, ma il vero ostacolo era rappresentato dal suono “ž” perché, a parer mio, rappresenta l'unica lettera di difficile comprensione dei lettori di lingua italiana. Un altro problema grafico era rappresentato dalle vocali che, specialmente nel linguaggio di Lypäväz, sono molto chiuse. Si è reso necessario utilizzare il segno della dieresi per diversificare le vocali dolci dalle cupe. L’alfabeto così adattato ha permesso al coro di pubblicare nel 1991 la raccolta di spartiti dei canti resiani “Lipe rožize”, divenuto in pochissimo tempo strumento di facile consultazione e di chiara ed immediata lettura per molti maestri di cori che, grazie a quell’opuscolo, hanno iniziato ad inserire canti resiani nel proprio repertorio. A Resia, invece, studiosi di origine non resiana hanno imposto una grafia slovena che fa capire sì la matrice slava della nostra lingua, ma non permette di cogliere esattamente i suoni e le sfumature del linguaggio resiano. Il mio contributo è quello di un modesto autodidatta, appassionato della cultura della sua terra, che si sforza di tramandare ai posteri un aspetto della ricchezza lessicale di un popolo in via di estinzione.

Alfabeto della lingua resiana
Alfabeto resiano Suono corrispondente italiano Esempio resiano Traduzione
aa dolcealbäalba
äa cupadäržättenere
bbbabänonna
čci, cečenče, čylosenza, fronte
ćcj, tjĆanenCanin
dddemfumo
ee dolcetetandare
ëe cupatëtvolere
fffysproprio
gg, ge, giglyngë, gjühsquilla. gioco
ģgj, tjģjö, ģjätsi, dire
hh, hhhörä, hhlotmonte, legno
ii dolceisöquesto
yi cupavydëtvedere
ji consonante continuajüdëgente
kca, co, cu, che, chi, qukakö, kust come, osso
lllünä, litluna, anni
mmmastburro
nnnućnotte
oo dolceovänmontone
öo cupaöbläknube
pppravyzäfavola
rrrösärugiada
ss rossostärvecchio
śs tesośvyśdästella
šscšälandato
tttäu travenell'erba
uu dolceuklupo
üu cupaüöltoro
vvvlykëgrande
zz, dzzëstästrada
žj (francese)žänädonna