Nella Val Resia, ai piedi del versante sud orientale del monte Canin, vive una minoranza etnica di origine slava che mantiene ancora inalterate alcune peculiarità che non hanno riscontro in altre parti della Regione, né in quelle confinanti: la lingua, la musica e la danza.
La lingua resiana è una lingua paleoslava che non trova uguali nel mondo slavo, anche se i vecchi valligiani ricordano la facilità nel comunicare, durante la guerra, con i russi, ucraini, croati, sloveni.
Numerosi studiosi, provenienti da tutto il mondo (ex Russia, Stati Uniti, Università europee e italiane) si sono interessati, in passato e recentemente, alla parlata resiana e ne hanno fatto oggetto di studio. Come è stata possibile la sopravvivenza di una lingua paleoslava?
I resiani, che si sono insediati nella valle nel VI secolo dopo Cristo, probabilmente al seguito degli Avari, hanno mantenuto il loro isolamento geografico fino all’inizio di questo secolo. Non c’erano strade che la collegassero con il Friuli ( a Resiutta si arrivava per un sentiero battuto, percorribile soltanto a piedi o a cavallo), il resto della vallata é chiuso dai monti Sart, Canin, catena dei Musi e Lavara . Basti pensare che la frazione di Uccea è stata collegata al resto del Comune con una strada carrabile soltanto a metà degli anni ‘30 e ancor oggi, nei mesi invernali, non sempre è possibile raggiungere la frazione da Sella Carnizza, ma é necessario scendere fino a Tarcento e risalire lungo la vallata del Torre. I resiani, dunque, pur facenti parte politicamente della storia del Friuli, hanno avuto per secoli pochi contatti con la popolazione friulana e hanno continuato, nel tempo, a parlare la loro lingua, mai sottoposta, come le altre lingue slave, a processi di evoluzione. Infatti la lingua sta cambiando soltanto in questi anni, per effetto dei mezzi di comunicazioni di massa, dell’istruzione obbligatoria, dei sempre più costanti scambi culturali, sociali ed economici con il mondo esterno. La lingua resiana è pertanto una lingua paleoslava. Ha tre generi: maschile, femminile, neutro; tre numeri: singolare, duale, plurale. Ha le declinazioni dei nomi con sei casi, non possiede articoli e nei verbi ha l’uso dell’aoristo, che lo sloveno, ad esempio, ha smesso da più secoli (queste caratteristiche sono presenti nell’antico greco). La lingua, che ha quattro varietà fonetiche o gruppi principali (la dizione di Stolvizza, Oseacco, Gniva e San Giorgio) è affidata per lo più alla sola tradizione orale e contiene numerosi prestiti dal friulano , dall’italiano e dal tedesco. Uno studioso olandese di isole linguistiche, per conto dell’Università di Berlino, ha recentemente pubblicato la prima Grammatica e Sintassi della lingua resiana e sta ultimando il primo vocabolario Resiano-Italiano-Inglese. Non si è trovata una Koiné (unificazione della lingua) e non c’è ancora accordo sull’alfabeto che, per alcuni, deve essere necessariamente slavo (essendo il resiano una lingua slava), per altri, invece, vicino il più possibile a quello italiano per permettere a tutti, resiani (scolarizzati in Italia) e non di comprendere i suoni e pronunciarli fedelmente alla loro pronuncia.
Oggi la lingua autoctona, specialmente tra i più giovani, ha perduto originalità e purezza. In compenso si è cercato di salvare il patrimonio culturale di tipo popolare trascrivendo favole, canti, poesie, detti, indovinelli. Altro oggetto di studio sono la caratteristica danza e la musica, tipica della vallata, e prodotta da due strumenti anch’essi unici: la zytyra (violino adottato) e la bunkula (violoncello).
Quella di Resia non è la sola isola linguistica della nostra Regione.
In Carnia, a 1400 metri sul livello del mare, c’è Sauris, Zahre in lingua locale, il più alto comune del Friuli. Qui, intorno al 1250, si è insediata una colonia tedesca proveniente dalla Bassa Austria. A Sauris è capitato come a Resia: anche qui si è mantenuta una lingua prototedesca (antico tedesco), molto lontana dal tedesco attuale e simile alla parlata di Sappada (che sta dall’altra parte del monte).
Anche il saurano ha subito nel tempo modificazioni, soprattutto per l’assorbimento di alcuni elementi di lingua romanza (italiano, friulano). Gli abitanti di Sauris e della Val Resia hanno in comune anche questo, il loro trilinguismo di base: una lingua locale, familiare; l’italiano per la comunicazione esterna; il friulano usato nei rapporti di vicinato e nei contatti con la gente dei paesi vicini.