Frammenti del dialogo resiano, in occasione della sagra patronale di Sant’Antonio, fra due vecchie amiche d’infanzia che da moltissimi anni si erano perse di vista. E poi i “… ti ricordi…” che si protrassero fino a tarda sera.
Già Cassacco, come anche Artegna, Magnano e Tarcento, mete ambite per tanti abitanti di quella contrada, costretti dalle vicissitudini della vita ad abbandonare i propri luoghi natii.
Uccea, paese composto di una trentina di gruppi di case sparse sulle pendici dei monti confinanti con la Slovenia, è una frazione del Comune di Resia. Dai documenti, reperiti presso l’archivio del governatorato dell’Abbazia di Moggio Udinese, si certificano i primi insediamenti produttivi in quella zona nel 1500; si attesta, infatti, l’esistenza di una segheria e si regolamenta il taglio delle piante sul territorio di Uzzea appartenente al comune di Oseacco di Resia. Colà, inizialmente nel periodo estivo, si trasferivano gli abitanti di quel Comune resiano per sfruttare i pascoli e per procurarsi il combustibile necessario per fronteggiare i rigori invernali. La leggenda narra che gli insediamenti divennero permanenti solo in seguito all’esperienza maturata da una ragazza madre che, per evitare per sé e per il nascituro, l’onta e i rimbrotti dei compaesani, decise di sfidare i rigori invernali nello stavolo alpino senza far ritorno a fondovalle. Così negli anni successivi, sistemate le casupole con sufficienti scorte di viveri e legname, altri pastori e boscaioli vi si stabilirono definitivamente. Con il passare degli anni, facendo molta attenzione dove costruire le case per evitare le valanghe, il paese crebbe fino a raggiungere nel 1951 i 404 abitanti. Lo sfruttamento delle risorse silvo - pastorali ha consentito agli abitanti di condurre una vita modesta, vissuta con grande dignità, fino al momento in cui sono variate le realtà produttive. Le condizioni di vita degli abitanti di quella località sono state proibitive e per secoli gli impervi sentieri montani sono stati le uniche vie di comunicazione esistenti con la Valle di Resia. Appartenendo a quel comune, naturalmente, tutti gli aspetti economici amministrativi, politici, burocratici si compivano in quella località costringendo la popolazione di Uccea a lunghe peregrinazioni e a faticose camminate per compiere le operazioni più elementari. Pensate che prima dell’insediamento stabile del primo e ultimo prete si nasceva, si viveva e si moriva senza sacerdoti nella quasi totale mancanza di un’educazione religiosa. L’avvento di don Vito Ferrini, nell’immediato dopoguerra, ha determinato una svolta nella vita di quei poveri cristi. Fu costruita una scuola, la latteria, una nuova chiesa, la nuova caserma della Guardia di Finanza, costituite società per lo sfruttamento delle risorse boschivo-pastorali, furono creati collegamenti viari con la madre terra resiana, con la Valle del Torre, con la ex Jugoslavia e il locale valico confinario divenne di I categoria. A partire dalla seconda metà del novecento lentamente, ma inesorabilmente, anche gli abitanti di Uccea hanno dovuto trovare altre forme di sostentamento e cercare occupazioni in fabbrica. L’abbandono della montagna, infatti, rappresenta ormai un fenomeno irreversibile sia per l’assenza totale di politiche a sostegno delle attività locali sia per l’alto costo della vita vissuta nelle località, totalmente prive di un’adeguata viabilità e d’infrastrutture. Dai dati delle ultime rilevazioni risultavano residenti attualmente 33 persone, che durante il fine settimana o nel periodo estivo, però, diventano molti di più perché chi è andato a vivere nel vicino Friuli torna spesso al suo paesello d’origine.