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L'origine degli strumenti resiani
Un aspetto importante della cultura resiana è la musica. Cantata o strumentale, essa occupa un ruolo importante nella vita di ogni valligiano. Si può dire che, in passato, musica e canto abbiano accompagnato il resiano dalla culla alla tomba, scandendo i momenti belli e gioiosi ma anche tristi della sua vita. Oggi, la maggior parte dei canti è dimenticata, mentre resiste ancora abbastanza bene la musica suonata soltanto dai due strumenti: la zytyra e la bunkula.
Lo studioso Gaetano Perusini scrive che, all’inizio del ‘700, in Friuli (anche Resia vi apparteneva)erano diffusi soprattutto gli strumenti a fiato: pifferi , cornamuse e flauti.
Lo storico Sreznevskij, che visitò Resia nel 1841, testimonia la presenza del “gusli” (oslje) e della “zampogna, cornamusa” (dudä). Del “gusli” dice che è simile alla cetra. Non ci dovrebbero essere dubbi circa l’attendibilità della sua descrizione poiché, di origine russa, quasi sicuramente conosceva il gusli, strumento tipico della musica popolare russa, in particolare di quella localizzata lungo le rive del Volga.
Valentino Ostermann scrive che gli Slavi adoperano uno strumento chiamato cetra o zitare, anche se non lo descrive.
Perusini suppone che sia simile alla cetra tedesca (Zither) o al salterio (Hackbrett).
J. Strajnar, al contrario, suppone che i termini cetra e zitare si riferiscano ad uno strumento più antico predecessore o copia popolare del violino vero e proprio. Ricorda che, in Transilvania prima del ‘500, il termine ceterâ indicava uno strumento a corde pizzicate, poi, solo il violino e che il violoncello e il contrabbasso popolare che accompagnavano il violino, erano sempre denominati broancâ. Secondo Strajnar, quindi, la somiglianza con i termini zytyra e bunkula, oggi adoperati, è sorprendente. Tale somiglianza potrebbe stupire di meno se si pensa che quei paesi erano una delle mete preferite dagli emigranti (arrotini, commercianti di stoffe e frutta) resiani, soprattutto da quelli di Oseacco e Uccea che si recavano in Romania per svolgere l’attività di muratori e boscaioli.
Per quanto riguarda il termine bunkula, è interessante notare che a Cergneu, così come in altre zone del Friuli, esiste uno strumento musicale infantile detto brunkäliza, dal verbo brunkät = ronzare.
Torniamo ora allo Sreznevskij.
È interessante il suo accenno alla cornamusa la cui presenza a Resia potrebbe spiegare le particolarità della musica resiana. Innanzitutto l’accordatura. Gli zytyrauzy resiani (suonatori di zytyra) accordano i loro strumenti circa un tono e mezzo più alto dell’accordatura standard del violino. In gran parte della Polonia, il complesso strumentale più arcaico è composto dal violino e dal contrabbasso a due, tre e quattro corde. In tutti i casi, il basso accompagna il violino con un bordone. Il basso a due corde viene chiamato dudy (cornamusa).
La presenza della cornamusa nei dintorni di Resia non è testimoniata solo dallo Sreznevskij. Il reperto più antico corrisponde alla canzone del poeta tedesco Seifrid Helbing, “Der junge Luzidarius” che recita “In Carniola ci hanno pregato / di ballare una danza slovena / al suono di cornamusa… Perusini ricorda un documento del 1536, dell’Archivio del Convento di Moggio, dove sono menzionati due suonatori di Pontebba “…Juri pivador et Petriz pivador”; pivador significa appunto suonatore di piva, cioè cornamusa.
È infine interessante notare l’antica, obbligatoria accoppiata Cornamusa – tamburello, quest’ultimo con incorporati sonagli vari: piattini, campanelli, anelli, presente nella tradizione del Friuli e detta popolarmente piva-simbolo che, secondo Starec, potrebbe rappresentare la sopravvivenza di un modello veneto-adriatico settentrionale… . Attualmente, tutti i suonatori di zytyra accompagnano il suono del loro strumento con l’incessante e ritmico battito del piede il che, potrebbe essere ricondotto al suono del cembalo. Tale ipotesi apparirebbe ancora più credibile tenendo presente i risultati della ricerca condotta dall’Università di Padova in collaborazione con Giovanni Rotta di Gniva, dalla quale emerge che la popolazione resiana, ad esclusione degli stolvizzani, è di origine Adriatica. Non si dimentichino infine i buoni rapporti che la comunità resiana aveva instaurato con Venezia dalla quale, in cambio della guardia ai confini del Monte Guarda, aveva ottenuto una notevole autonomia, compreso quella legislativa e impositiva.